Australia, un’isola diventa un’Arca di Noè: il piano shock per salvare le specie autoctone (ma c’è un rischio enorme)

L’Australia sta avviando un ambizioso progetto per la conservazione della sua fragile biodiversità: trasformare un’isola in una sorta di Arca di Noè, dove le specie autoctone minacciate possano vivere lontano dai pericoli del continente. Questo esperimento punta a salvare animali a rischio di estinzione, offrendo loro un ambiente protetto e privo di predatori invasivi.

Negli ultimi decenni, l’Australia ha perso un numero significativo di specie autoctone a causa della distruzione degli habitat, dei cambiamenti climatici e dell’introduzione di predatori invasivi come gatti e volpi. Per contrastare questa crisi, il governo ha deciso di trasferire alcune delle specie più vulnerabili su un’isola selezionata, creando un rifugio sicuro per la fauna selvatica.

arca di noè
In Australia hanno elaborato un piano shock per salvare le specie autoctone – billionaireclub.it

Il progetto si inserisce in una più ampia strategia di tutela ambientale, mirata a ridurre il tasso di estinzione nel paese.

Un’isola protetta per la fauna selvatica

Il piano prevede il trasferimento su un’isola remota di diverse specie a rischio, tra cui il bettongia orientale, il numbat e il quoll. Questi animali autoctoni, un tempo diffusi in tutto il territorio australiano, sono oggi ridotti a poche centinaia di esemplari, principalmente a causa della predazione da parte di specie invasive e della distruzione delle foreste native.

L’idea alla base del progetto è semplice: isolare le specie minacciate in un ambiente protetto, dove possano riprodursi senza il rischio di estinzione. L’isola scelta verrà completamente liberata da predatori invasivi, garantendo così condizioni ideali per la sopravvivenza delle specie autoctone. Un ecosistema controllato permetterà ai ricercatori di monitorare i progressi e sviluppare strategie di ripopolamento per il futuro.

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Il numbat è una delle specie protette da portare sull’isola – billionaireclub.it

Tuttavia, se da un lato questa soluzione offre un’opportunità unica di conservazione, dall’altro solleva interrogativi sugli equilibri ecologici. Trasferire intere popolazioni di animali autoctoni su un’isola potrebbe alterare gli ecosistemi locali, creando nuove sfide per la gestione ambientale. Gli esperti sottolineano la necessità di un monitoraggio costante per evitare conseguenze indesiderate.

Una strategia efficace o solo un rimedio temporaneo?

L’Australia ha già sperimentato progetti simili in passato, ottenendo risultati contrastanti. In alcuni casi, la reintroduzione di specie autoctone in habitat protetti ha portato a successi notevoli, come il recupero del bandicoot dorato e della bilby maggiore. Tuttavia, altri tentativi hanno mostrato i limiti di questo approccio: se le minacce originarie non vengono affrontate direttamente, le specie protette rischiano di non poter mai tornare nei loro habitat naturali.

Oltre ai problemi ecologici, c’è anche un aspetto etico da considerare. Alcuni esperti ritengono che spostare gli animali autoctoni su un’isola possa essere una soluzione temporanea, che non affronta la radice del problema: la perdita di habitat naturali e la diffusione incontrollata di specie invasive. Inoltre, il successo del progetto dipenderà dalla capacità di mantenere l’isola libera da nuovi predatori e dalle risorse investite nel lungo termine per la gestione ambientale.

L’iniziativa australiana rappresenta una delle strategie più radicali nella conservazione della fauna selvatica, un vero e proprio esperimento che potrebbe diventare un modello per altri paesi. Se avrà successo, potrebbe aprire la strada a nuove soluzioni per proteggere la biodiversità in un’epoca in cui il rischio di estinzione continua a crescere. Resta da vedere se questa Arca di Noè sarà un rifugio sicuro o solo un ultimo tentativo di contenere un problema sempre più grande.

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